giovedì 17 agosto 2017


ILCUSTODE DELLA COSTITUZIONE 

Se la Costituzione è - come intuì Carl Schmitt - la decisione politica fondamentale del soggetto del potere costituente (Dottrina della Costituzione, 1929), allora, in ultima analisi, Costituzione è il nome della forma politica contemporanea, tanto nel suo aspetto  normativo, quanto nel senso spirituale di ragione e destino di una Comunità. In tal modo intesa, quindi, essa non è riconducibile esclusivamente al dato letterale – non è solo, documento - ma è “volontà esistenziale” (ancora Schmitt, Il Custode della Costituzione, 1931), e , pertanto, Politica di un determinato potere che si propaga nel suo mutare storico-concreto.

Se c’è una lezione decisiva che ci ha lasciato il Secolo Breve, è quella relativa all’evidenza che un liberalismo vuoto, neutralizzato e formalista, non sa fronteggiare il fenomeno eversivo, sia quello radicale e cripto teologistico del totalitarismo, sia quello anti sistema ed antagonista della partitocrazia settaria. Lo Stato di Diritto, ridotto ad amministrazione e burocrazia, oblia la forza costituente  dell’origine, si depoliticizza e consegna le proprie istituzioni a quelle forze totali che hanno scopi ed ideologie (anche religiose) escludenti rispetto alla cornice liberal democratica, e che tendono a rappresentarsi iper conflittuali in quanto veritativi e portatori di una palingenesi salvifica rispetto all’esistente quadro politico. In piccolo, la deriva esclusivista del tipo del partito o movimento ‘diverso’ e refrattario alla contaminazione, lo abbiamo visto all’opera all’indomani delle elezioni politiche italiane del 2013, allorquando la ditta bersaniana - l’usato sicuro e tradizionale - subì come uno scossone irrimediabile il rifiuto dei pentastellati di condividere la responsabilità di governo del Paese, preferendo orgogliosamente il solipsismo al compromesso.

Ora, il sistema liberale classico concepisce partiti liberi e non totali; ossia partiti di opinione che non sono così estranei tra loro da impedire, in Parlamento, attraverso il confronto razionale, un accordo sovra partitico nell’interesse generale, dell’istituzione democratica e del suo pluralismo. Il fatto che anche la nostra Prima Repubblica abbia vissuto (almeno fino al compromesso storico ed al consociativismo) il confronto tra forze inconciliabili ed il rischio del prevalere di un partito anti sistema ed alternativo all’Occidente, ci rassicura solo del fatto che i grillini, almeno in tale ambito, non rappresentano una novità così fresca e ci dice tristemente che la ‘differenza’ italiana persiste oggi come allora, come persiste il gap liberale rispetto a Paesi più maturi, pragmatici e meno dediti all’utopismo elettorale e propagandistico. Del resto, in un clima generalizzato di continua resa dei conti epocale, è ovvio che, alla lunga, la risposta risolutiva e pacificante che un tal sistema può offrire sia quella (odiosa come il problema che mirerebbe a risolvere) consociativa e dell’accordo sotto traccia ed extra istituzionale.

I movimenti populistici e radicali, quindi, con il netto rifiuto dell’assunzione di responsabilità condivisa, con la retorica della purezza e della totalità del proprio potere che si assume rappresentativo di una fantomatica Collettività ferita dalla incapacità e dalla corruzione altrui, mantengono - in tale crisi e tensione irriducibile e rivoluzionaria (e le rivoluzioni non sono sempre subito giacobine e sanguinose) - la propria energia politica al di fuori delle istituzioni democratiche, contribuendo al depotenziamento e alla neutralizzazione delle stesse; le quali vengono offerte al pubblico ludibrio come inemendabili se non al prezzo “necessario” di una auspicata e prossima acquisizione in solitaria, e, quindi, monocorde, del potere politico. Ma in tal modo – e parliamo ancora e per fortuna di fanta politica del tipo Veni, Vidi, Web, opera letteraria del mentore Casaleggio – una volta raggiunto il potere, lo Stato, inevitabilmente, tenderebbe a confondersi con il partito, con il movimento, rendendo esplicito il superamento del sistema liberale, grazie all’esercizio totale di un premio super legale al possesso del potere in capo ad una forza (o ad un leader aggressivo, pensiamo a Trump)  che, ad esempio, vincoli gli eletti, magari contrattualmente e sotto sanzioni, ad un legame che non è più rappresentativo ma padronale, scaturente direttamente dall’ideologia fondativa legittimante.  In un tale possibile contesto distopico, la teoria liberale delle uguali chances da riconoscere a tutti i partiti in competizione per il potere democratico, ha senso solo in una situazione di unità ed omogeneità valoriale e spirituale del sistema che si rifà, appunto, ad una Costituzione condivisa. L’ordine politico, infatti, anche quello liberal democratico, non si fonda solo sulla legalità formale ma anche sull’origine concreta del proprio potere costituente che ha imposto – in un dato momento storico - un’Idea ed una scelta esistenziale (nel nostro caso quella repubblicana, democratica e liberale)  su di un'altra, sconfitta. Potremmo parlare più chiaramente di una legittimità politica costituzionale che necessariamente implica l’esclusione dall’agone politico di quelle forze – terroristiche, eversive ed antagoniste – che sfrutterebbero la presa legale del potere per mutare radicalmente lo Stato di Diritto, magari svilendo e mutando il principio di rappresentanza e di libertà degli eletti a fronte di un più utile e demagogicamente comprensibile mandato vincolante, sanzionabile e sempre revocabile dai sacerdoti dell’ortodossia, o magari – come ci ha rappresentato Houellebecq nel suo Sottomissione, 2015 – introducendo, attraverso la retorica dei diritti umani e dell’integrazione multiculturale, una Sharia soft e la poligamia. Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione legale che, paradossalmente, anche attraverso la retorica della difesa della Costituzione più bella del mondo a fronte degli interventi emendativi degli “altri”, rappresentati come corrotti ed interessati, giunge sostanzialmente ad una radicale mutazione ontologica del livello costituente liberale, sostituito da un plebiscitarismo fondato su categorie morali e teologico politiche (il mito dell’alterità, appunto) extra giuridiche e, quindi, non laiche.

Una possibile risposta all’incubo su evocato potrebbe essere quella di impegnarsi per ripoliticizzare le istituzioni libere – altro che neutralizzazione del Politico !! – attraverso l’affermazione delle regole liberali e garantiste rispetto a tutti i livelli di potere, non solo partitici ma anche burocratici, corporativi, autoritari ed irresponsabili democraticamente.

Si tratterebbe di lavorare politicamente per una neutralizzazione attiva che tuteli la neutralità delle istituzioni dai nemici della libertà. Tra gli esempi storici citabili, il più importante è senz’altro quello tedesco. L’art 21, capoverso 2, della Legge Fondamentale, infatti, nega l’accesso al potere a forze antisistema che hanno obiettivi ed atteggiamenti tesi ad alterare l’ordine democratico liberale. Grazie a tale formula, la Repubblica Federale fu capace di difendersi dal revanscismo nazionalista e nazista e dal rivoluzionarismo sovietico; tutte forze che, nelle forme ostative delle maggioranze parlamentari negative, avevano decretato la fine dell’esperienza democratica del primo dopoguerra, costringendo l’attivazione continua dello stato di eccezione previsto dall’art. 48 della Costituzione di Weimar.

Tutto ciò può sembrare al momento esagerato? Magari liberale ma non democraticistico? Ebbene, nei ricorsi storici che stiamo vivendo e che rigettano l’Occidente ai primi anni dello scorso secolo, cosa si può ideologicamente opporre innanzi alla minaccia distopica del neo califfato arabo, alla democratura del neo sultanato turco, all’accentramento autoritario del neo cesaro papismo russo, al neo plebiscitarismo demagogico occidentale, se non  il richiamo originario al concreto dispiegarsi di un nucleo valoriale liberale, pluralistico ed autenticamente popolare (perché di buon senso) che possa essere rappresentato come autentico Custode della Costituzione ?

 

ENZO MUSOLINO

Nessun commento: