domenica 25 gennaio 2009

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tra le pagine vecchie d'una mattina passata dal medico dei confusi


-"ancora manca la ricetta della felicità"-


io aspetto che tu torni dall'urgenza dei miei affanni


per domandarti ancora più cure!



a letto ci voglio stare solo con te,



guariremo le ferite coi baci notturni


e il sonno farà il resto di noi:



farà di te una sposa



e di me il bimbo che ti sono


al seno.


ad una finestra

passa il tempo con me affacciato ad una finestra,


stessi alberi nel profondo degli occhi,


da sempre.


fantasia di immutabilità!!


fantasie di uomini veri e di premi divini.



anche i morti, a noi folli, ci raccontano le loro giornate:



hanno gli stessi panorami nostri,


le stesse sofferenze mute,


gli stessi occhi appesi ad asciugare,


con cui s'inventano la nostra vita.

giorno - da candidato - al seggio elettorale

buone cose tra i seggi giovanili!!


tempo speso per il futuro dei figli


ancora da venire.


ideali da spenderci la vita ed il sonno.


guardo una bella amica ammirarmi .....


.... mi vuole in parlamento!


.. ma io ... perderò alla circoscrizione


e vincerò il suo cuore.

presenza, assenza

chiaro sfuma in nebbia


cielo e terra insieme,


senza misteri;


solo sentieri nascosti


chiusi alla vista, più veri.

rumors

più in fondo, più in fondo
fino al fondo dell'ultima parola
fino al tesoro dell'incomparabile
all'indicibile.
siamo al punto che poesia non è simbolo ..
è qualcosa simile a musica, a schianto ..
piacere e dolore.
per questo questa mia non è poesia:
è coppo che pesca la schiuma
il di più del vero, del giusto
i rumors d'una massa indistinta
la superfice che brilla alla vista
specchi parlanti ed allodole in festa
insieme ingannati.

venerdì 9 gennaio 2009

poetica

Umberto Saba riuscì, forse per primo in Italia, a vivere la poesia come intimo colloquio terapeutico, come medicina necessaria ... boccata d'aria e segreto ultimo di una salute che sfugge.
mandò le sue poesie a don Benedetto Croce che ne colse in parte i veloci e felici movimenti del verso ma ne criticò l'assoluta mancanza di costruzione formale.
fu una critica ingiusta! perchè la poesia di Saba è "costruita" nel senso che oltre il sentimento puro il poeta triestino ricerca sempre la mediazione del pensiero, la riflessione che scopre e chiarifica il mondo, la gente, la vita.
la costruzione formale di Saba non ha mai ceduto completamente alla moda dell'ermetismo e della parola pura ... forse perchè - vero conoscitore dei segreti incoffessabili dell'individuo - capì bene che la purezza non è che l'ultima illusione, l'ennesima maschera della metafisica religiosa.
le forme del triestino hanno il suono dell'amata gènia dei volatili ed il senso profondo d'una tristezza vitale ed umanissima che non lascia spazio al trascendente ascoso.
il superfluo per Saba risiede nel di più e nel di meno ... nel di più del necessario e nel di meno del sufficiente ... per questo il sogno ha poco spazio per Saba, per questo i suoi personaggi tragici non riescono spesso a dormire ... hanno gli occhi sbarrati ed attentissimi sulle ultime speranze dell'amore e sulle inevitabili disillusioni.

sera di febbraio, di U. Saba

spunta la luna.


nel viale è ancora



giorno, una sera che rapida cala.



indifferente gioventù s'allaccia;



sbanda a povere mete.



ed è il pensiero



della morte che, in fine, aiuta a vivere.