martedì 16 dicembre 2008

e senza

ora so (ma non fino in fondo) una parte

del mio destino; so che la morte

si sconta in vita.



ora so (ma non così forte) che

genero parole e senza carne

solo spirito (e sogno) s'impone ai miei giorni

e senza corpo.



.... l'anima manca, l'anima sfugge ....


ora .. non so che (davvero in profondo) agognare un'attesa

contare il tempo perduto che separa l'inseparabile:

ll frutto che cresce dalla pianta,

il futuro del presente.


venerdì 12 dicembre 2008

cuore, di U. Saba

cuore serrato come in una morsa

mio triste cuore,

rallegrati di questa ultima corsa

contro il dolore.



quale angoscia non hai viva abbracciata?

vivo restando?

una piccola cosa ti è bastata,

di quando in quando

Umberto Saba


Goal, di U. Saba

il portiere caduto alla difesa

ultima vana, contro terra cela

la faccia, a non vedere l'amara luce.

il compagno in ginocchio che l'induce,

con parole e con mano, a rilevarsi,

sempre pieni di lacrime i suoi occhi.



la folla - unita ebbrezza - par trabocchi

nel campo. intorno al vincitore stanno,

al suo collo si gettano i fratelli.

pochi momenti come questo belli,

a quanti l'odio consuma e l'amore,

è dato, sotto il cielo, di vedere.



presso la rete inviolata il portiere

- l'altro - è rimasto. ma non la sua anima,

con la persona vi è rimasto sola.

la sua gioia si fa una capriola,

si fa baci che manda di lontano.

della festa - egli dice - anch'io son parte.

Kierkegaard, il filosofo della malattia mortale


l'incipit de 'la malattia mortale'

"l'uomo è spirito. ma che cos'è lo spirito? lo spirito è il sè. ma che cos'è il sè? il sè è un rapporto che si rapporta a se stesso, oppure è questo nel rapporto: che il rapporto si rapporta a se stesso; il sè non è il rapporto, ma che il rapporto si rapporta a se stesso.
l'uomo è una sintesi di infinito e finito, di temporale e di eterno, di libertà e di necessità, in breve una sintesi. una sintesi è un rapporto tra due. visto così l'uomo non è ancora un sè.
nel rapporto tra due il rapporto è il terzo come unità negativa, e i due si rapportano al rapporto, e nel rapporto al rapporto; così sotto la determinazione dell'anima il rapporto tra anima e corpo è un rapporto.
se invece il rapporto si rapporta a se stesso, allora questo rapporto è il terzo positivo, e questo è il sè".

giovedì 4 dicembre 2008

Miguel de Unamuno


Leòn Felipe


'Nessuno andò ieri'. di Leòn Felipe

nessuno andò ieri,

nè va oggi,

nè andrà domani

alla volta di Dio

per questo stesso cammino

per dove vo io.

a ciascun uomo serba

un raggio nuovo di luce il sole ...

e un cammino vergine

Iddio.

Padre nostro di Paolo Paschetto


Credo poetico di Miguel De Unamuno

Pensa il sentimento, sente il pensiero

Abbiano i tuoi canti nidi sulla terra,

e quando nei cieli s’innalzino a volo

oltre le nubi non si perdano.

Di peso han bisogno, di peso nell’ali;

la colonna di fumo intera svanisce;

la poesia è qualcosa che non è musica,

la pesante solo resta.

Il pensato è, stà certo, il sentito.

Sentimento puro? Chi in questo crede,

del fonte del sentire non è giunto ancora

all’ultima viva vena.

Troppo non ti curare del vestimento;

non di sarto, di scultore è il tuo compito,

non scordare che giammai più bella

se non nuda è l’idea.

Non chi in carne incarna un’anima, tu considera;

è poeta non chi forma dà all’idea,

ma chi dentro la carne anima trova,

dietro la forma trova idea.

Col ciarpame delle formule offusca

A noi la verità la scienza greve;

la denudi con le tue mani, e i tuoi occhi

ne godranno la bellezza.


Linee di nudo tu cerca, chè se pur mediti

D’avvolgerci nel vago della nebbia,

anche la nebbia ha linee e si scolpisce.

Attento, dunque, non le perdere.

Che i tuoi canti siano canti scolpiti,

àncora al fondo nel mentre si impennano;

il linguaggio è pensiero innanzitutto,

pensata è la sua bellezza.

Concretiamo nelle verità dello spirito

Le interiora delle forme transeunti,

sovrana in ogni cosa regni l’idea;

scolpiamo, dunque, la nebbia

martedì 2 dicembre 2008

Tra i respiri l’odore di casa


Il colore pesante delle grida vicine felici


Poi cibo, riposo … e paura della fine.

***

Fu più volte natale ed io sui volti cari andati


Scorsi veggente gli anni della sorda assenza.

***

Oggi in una nuova casa osservo di nuovo passarti amore,


Come una lama, l’offesa del tempo.

***

Osservo stipiti carichi già piangere il mio passaggio leggero


Ed un orologio di ghiaccio sulla parete


Battere, non battendo, il tempo più sacro


L’attimo eterno dei tuoi gesti segnati dal cuore


Scampolo perfetto sul niente,


Sul tutto.