venerdì 9 gennaio 2009

poetica

Umberto Saba riuscì, forse per primo in Italia, a vivere la poesia come intimo colloquio terapeutico, come medicina necessaria ... boccata d'aria e segreto ultimo di una salute che sfugge.
mandò le sue poesie a don Benedetto Croce che ne colse in parte i veloci e felici movimenti del verso ma ne criticò l'assoluta mancanza di costruzione formale.
fu una critica ingiusta! perchè la poesia di Saba è "costruita" nel senso che oltre il sentimento puro il poeta triestino ricerca sempre la mediazione del pensiero, la riflessione che scopre e chiarifica il mondo, la gente, la vita.
la costruzione formale di Saba non ha mai ceduto completamente alla moda dell'ermetismo e della parola pura ... forse perchè - vero conoscitore dei segreti incoffessabili dell'individuo - capì bene che la purezza non è che l'ultima illusione, l'ennesima maschera della metafisica religiosa.
le forme del triestino hanno il suono dell'amata gènia dei volatili ed il senso profondo d'una tristezza vitale ed umanissima che non lascia spazio al trascendente ascoso.
il superfluo per Saba risiede nel di più e nel di meno ... nel di più del necessario e nel di meno del sufficiente ... per questo il sogno ha poco spazio per Saba, per questo i suoi personaggi tragici non riescono spesso a dormire ... hanno gli occhi sbarrati ed attentissimi sulle ultime speranze dell'amore e sulle inevitabili disillusioni.

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