sabato 18 ottobre 2008

Aspetto il suo Giudizio, di Giovanni Testori

scende a Provès la pace ...
.... no, che sei tu a scendere,
pace unica e vera,
nella sera che affonda
dalle dolcissime cime
i larici, i pini, i prati
ed i creati figli del tuo amore,
tu, nostra luce,
Cristo,
e nostro cuore.
s'apre il costato
dall'orizzonte giù
fin al precipite grembo della valle
e tutti ci comprende
trinitario figlio
dei laser della colpa trapassato
Contaci le ossa, redentore,
anche le ossa baciaci,
una per una,
e l'anime spose e amanti.
infedeli essendo,
fedeli nella trepida miseria
della nostra indegnità ti siamo
e ti cerchiamo
e ti preghiamo
I bordi sanguinanti
che nessun punto
nè crosta alcuna
riuscirà a richiudere mai
a ricomporre
la demenza del non sapere
se non nell'essere da te voluto,
amato, confessato, perdonato,
saputo, vinto, sposato,
posseduto.
nella negazione di te
dentro la cisterna,
in siepe oscura,
postribolo d'incontri ciechi d'animali,
cinghiale del Padre
m'hai raggiunto
e azzannato.
nei baci di carne che m'hai dato
viziato come ero a carne solo disperata
la Carne vera e ferma ho ritrovato.
non lasciarmi solo,
anima sono,
non più maschio
o maschio nella tua dolce
smemorante delazione.
m'hai deferito al Padre,
in catene d'amore
a Lui mi hai consegnato.
aspetto il suo giudizio
mentre, scheletro già nudo,
di saliva immonda ti riempio,
mordo le tue gengive,
indegno cane
t'offro la mia cenere
T'amo

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