domenica 19 luglio 2009

una critica (positiva) su "Ipotesi su Gesù" di Messori

da qualche giorno ho terminato di leggere il saggio 'ipoesi su gesù' di Vittorio Messori (testo edito nel '76 ma attualissimo) che ho trovato davvero brillante ed appassionato.
non conoscevo l'opera di Messori ma solo qualche breve intervista sui giornali o in televisione.
dopo la lettura del testo ho confrontato quelle idee degli anni 70 con le ultime cose lette di mesori di questi anni.
in particolar modo - a me pare - che 'ipotesi su gesù' sia un testo dichiaratamente improntato sull'idea di aut-aut, cioè sull'irriducibilità del messaggio cristiano a vicenda meramente mondana e storica.
è vero che - nel testo - messori cerca di mostrarci la storicità del cristo ma in un senso Kierkegaardiano di 'verità eterna che nasce nel tempo' mentre - seguendo l'insegnamento di Pascal - rifugge qualsiasi interpretazione storicistica che riduca l'esperienza di fede ad un percorso razional-culturale come vorrebbero i deisti ieri ed oggi i neocon.
secondo 'ipotesi su gesù' il dio di abramo, di isacco e di giacobbe non è il dio dei filosofi e degli scienziati e la paradossalità del cristianesimo sfugge le riduzioni culturali idealiste che vorrebbero inquadrare il fenomeno cristiano in un progresso preciso con un prima di preparazione e un dopo di approdo.
in sintesi, il testo di messori contesta l'et-et hegeliano, la superba costruzione razionale che tutto concilia e che tutto modera: cristo e cesare, paganesimo e giudaismo, fede e cultura.
'l'et-et' nega la radicalità del cristianesimo e lo inquadra in un movimento culturale e spirituale che lo spiega e lo tempera.... ma 'ipotesi su gesù' ci aiuta a capire la differenza cristiana, l'assudo di una fede che si fonda su un fatto storico: la nascita, la morte e la resurrezione di un uomo nato alla periferia dell'Impero.
tutto ciò premesso, come è possibile che oggi messori - nei suoi ultimi interventi -rivaluti l'et-et? vorrei conoscere le ragioni di questo ritorno all'800 ... ed infine gradirei sapere se messori ritiene il suo 'ipotesi su gesù' un testo 'riformato' o 'protestante' figlio di un periodo ormai superato .. in tal caso mi rassegnerei ad amirare un 'libro unico' frutto di un periodo fecondo ed illuminato del nostro autore.

2 commenti:

Depa ha detto...

Veramente io trovo che sostenere che sia dichiaratamente improntato sull'idea di aut-aut, ovvero sull'irriducibilità del messaggio cristiano a vicenda meramente mondana e storica sia una forzatura.
Per essere precisi, parla di et-et proprio perchè non vale il meramente. E non stiamo parlando del solo messaggio, ma di una persona in carne ed ossa (da cui deriva un potente messaggio, ma ridurre a semplice messaggio la vicenda di Cristo sarebbe estremamente riduttivo, sarebbe porsi sulla posizione critica, non su quella di fede - stiamo sempre parlando di Messori, ma condivido la posizione).
Ovvero: Cristo era sia (et) uomo che (et) Dio, la sua vicenda era sia (et) mondana e storica, sia (et) fuori dal tempo (perchè Dio, appunto).
Sarebbe aut-aut se fosse stata solo storica (escludendo - aut - la divinità).
Messori continua a sostenere che fede e cultura (diciamo meglio, per non cadere in un riduzionismo: fede e ragione) devono coesistere, perchè la fede porta a valutare con la ragione quei fatti e la ragione non può che rafforzare la fede.
Lo ribadisce meglio in testi più recenti, (parlo dei bellissimi Patì sotto Ponzio Pilato? e Dicono che è risorto - e non è una mia posizione sola: il papa nel suo Gesù di Nazareth cita il primo definendolo importante), poi, estende ancora e lo fa diventare uno slogan, al punto che ci basa il nome del suo sito, ma è già presente, chiarissimo, in questo testo.
Se vuoi, è un altro et-et rispetto a quello che citi tu, ed è in questo senso che lo ripercorre durante la sua evoluzione letteraria: recentemente non rivaluta un et-et che tutto tempera, ma continua a ripercorrere lo stesso et-et di fede e ragione.
Mi sembra che sia parecchio diverso parlare di et-et che tutto concilia e tutto modera, addolcendo le posizioni, rispetto all'et-et che raccoglie gli estremi (fede e ragione, Dio e uomo la cui storia è verificabile, resurrezione compresa - che per Messori non fa parte della fede, ma della storia, appunto), ma all'interno delle posizioni di fede (cattolica).
Non riesco a pensare a Messori che possa intendere un suo testo come 'protestante' o 'riformato'.
Anzi, non evita mai di mostrare le forti differenze - oltre agli altri 2 testi citati, v. anche gli altri testi, quelli relativi al ripensamento della storia - da Pensare la storia a Emporio Cattolico, per intenderci.
Credo, addirittura, sia stato tacciato di non essere aperto all'ecumenismo, in passato, per tali sue posizioni, anche se le differenze sono da lui continuamente evidenziate come necessarie per capirsi, perchè nascondere la storia non aiuta il dialogo.
Bye
Depa

Enzo Musolino ha detto...

sono pienamente d'accordo con te sul fatto che 'oggi' il pensiero di messori sia basato sull' et et che tu delionei precisamente.

il problema è che, secondo me, ipotesi su gesù non è fondato su questo et et ..... ciò è dimostrato dal fatto che l'autore nei testi successivi - penso a scommessa sulla morte - abbia avvertito il lettore che 'ipotesi su gesù' vada considerato un testo superato dalle successive analisi personali.

l'impostazione aut aut di 'ipotesi' è chiaramente espressa dal massiccio uso del pensiero di pascal .... il filosofo che credeva al dio di Abramo (il dio della fede paradossale e sovra etica) e non (aut) al dio dei filosofi e degli scienziati (il dio della ragione e del mondo).

è chiaro che l'odierno messori declini il suo et et in un'ottica 'accettabile' di conciliazione tra ragione e fede ma portando alle estreme conseguenze questa mediazione non si può non riconoscere il rischio tipico della teologia liberale, il rischio cioè di 'mondanizzare' il cristianesimo, di culturalizzarlo annacquando l'esperienza personale di fede e di sequela.
la 'storicità' di cristo è meglio salvaguardata dall' aut aut esistenziale - inteso come scelta radicale - piuttosto che dalla pacifica inclusione del cristianesimo nello svolgersi delle dinamiche culturali mondane, magari come fase dialettica come vorrebbe hegel.