ciò che mi sempre colpito in Murri è la mancanza di sintesi alle sue contraddizioni. i suoi passaggi esistenziali non acquisiscono in un 'terzo superiore' i precedenti ma si limitano ad arricchire - paradossalmente - un percorso di vita di certo non ordinario.
nel brano pubblicato nel post precedente quello che emerge non è tanto un 'cristianesimo senza Cristo' quanto una fede morale nell'azione di liberazione dei singoli e dei popoli.
il Cristo di Murri vive il secolo ed il secolo partecipa alla gloria di Cristo nel segno dell'impegno riformatore.
chi a fine ottocento ha fondato la democrazia cristiana superando di fatto il non expedit non può non essere profondamente radicale, nel senso ultimativo ed escatologico d'un impegno politico che o è totale o non è.
solo superficialmente ci si può mostrare attoniti per la scelte politica libertaria del suo impegno parlamentare nel primo decennio del secolo scorso, susseguente alla scomunica ecclesiastica;
ma cosa c'è di più politicamente cristiano della battaglia per 'liberare le coscienze', per fondare l'autodeterminazione dei singoli?
è vero, il rischio - per molti - dell'esito nichilistico è presente ed oggi quanto mai attuale, ma è meglio il deserto nichilistico,la prova, il cimento del suo attraversamento che una fede solo tradizione e stanco culto.
non so se il Murri possa definirsi un buon fedele, non so se Cristo perdonerà i suoi estremismi ma so di sicuro che i suoi approdi energici e disperati sono diretta conseguenza d'un cristianesimo sanguigno e midollare orientato al tèlos più puro: l'avvento d'un Regno nuovo, la trasvalutazione di tutti i valori mondani.
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